Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti
in S. Giustino - Chieti




Consuetudini tipiche della tradizione cittadina

Determinate usanze, radicate nelle secolari tradizioni proprie dei chietini, erano e sono legate indissolubilmente alla processione:
i bracieri nei quali venivano bruciati i noccioli d'ulivo e l'incenso che, attraverso lunghe volute, impregnava l'aria d'un soave, chiesastico profumo, ancora oggi vengono tirati fuori al passaggio della processione, mentre è scomparsa l'usanza degli agnelli esposti nelle macellerie (le antiche "beccherie") con infisse nelle carni bandierine di carta colorata con il segno della croce che venivano date ai bambini solo al termine della processione stessa.
Le luci cittadine, che venivano spente per l'occasione, oggi vengono solo attenuate, mentre la suggestione è ricreata dai tripodi in ferro battuto che, con le loro torce fiammeggianti, illuminano il percorso della processione dagli anni '50 dello scorso secolo.
Altra consuetudine oggi scomparsa era quella di far sostare la processione davanti ai conventi di clausura per consentire alle suore di adorare il Cristo Morto e la Madonna Addolorata, i quali venivano fatti entrare in chiesa.
Ciò anche perchè in questi conventi, ed in particolare in quello delle Clarisse in via Arniense, molte monache appartenevano alle famiglie più eminenti della città.
Fino al dopo guerra, poi, vi era la tradizione di far uscire per la prima volta i neonati proprio in occasione della processione, senza che, come si credeva, i piccoli si ammalassero.






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