Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti
in S. Giustino - Chieti

Lo sviluppo dell'Arciconfraternita

Dalla data della sua costituzione e durante i secoli XVII e XVIII la pia istituzione fu dunque assai fiorente; numerosi furono i lasciti e le donazioni da parte di cittadini benestanti e gli esercizi di pietà, le funzioni religiose, le pratiche devozionali a cui si dedicava contribuirono non poco al consolidamento della fede religiosa nella città.
Una controversia sorse con il Municipio nel 1747 a proposito della elezione dei Governatori della Confraternita, che, come si vedrà più avanti nel paragrafo relativo alle Regole, veniva fatta dai fratelli vocali « i quali debbano essere Cavalieri, e nobili di questa città, comprensivi li signori dottori, purchè non sia nato di padre artista, o di altra professione ignobile, coll'intervento ancora di due sig.ri Canonici, e di uno sig. Ebdomadario di questa Cattedrale », mentre il municipio medesimo pretendeva che tale elezione venisse fatta dal Parlamento teatino e la questione finì dinanzi alla Regia Corte di Chieti, espressamente investita dal re Carlo III di Borbone, che il 1º settembre dello stesso anno decise di non accogliere la domanda e pretenzione del Parlamento e città di Chieti, lasciando al Monte dei Morti l'esclusiva competenza.
Nel 1769, per effetto di una disposizione reale del 19 giugno con la quale si disponeva lo scioglimento di tutte le istituzioni pie o di beneficenza prive di regio assenso, anche la Confraternita del Monte dei Morti venne sciolta e la relativa amministrazione passò al Comune, il quale nomin&0grave un Governatore interno con l'assistenza di alcuni consiglieri comunali per la normale amministrazione.
I Fratelli e gli stessi amministratori provvisori si affrettarono a presentare le Regole e a chiedere il regio assenso, che venne concesso il 23 ottobre 1776 dopo lunghi e interminabili discussioni e giudizi presso i tribunali civili e religiosi della capitale.
Il Monte dei Morti rientrò così in possesso di tutti i suoi beni e in data 13 novembre 1776 riprese la sua normale attività sotto la nuova denominazione di Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti. L'occupazione francese del regno di Napoli modificò la legislazione vigente in materia di Confraternite, Luoghi pii, ecc., e quindi anche la Confraternita del Monte dei Morti passò sotto il controllo amministrativo dell'Intendenza (l'attuale Prefettura) della provincia.
L'occupazione portò con sè anche una grave crisi economica in tutto il regno, tanto che nel 1800 il nuovo governo fu costretto a chiedere ai Luoghi pii qualche spontanea oblazione per i bisogni presenti dello Stato.
E anche in questa occasione il Monte dei Morti, accogliendo l'invito del Visitatore generale degli Abruzzi Ignazio Ferrante, consegnò al Vicario generale Oronzo Plantera la somma di 97 ducati e 61 grana.
Nel febbraio del 1816, dopo la Restaurazione, Ferdinando I di Borbone spiegava la sua sovrana volontà perchè l'amministrazione dei Luoghi pii laicali tornasse ai legittimi proprietari e dirigenti, e a quella normativa in vigore prima della occupazione francese e del regno murattiano che avevano destinato ad altro scopo le rendite della Chiesa. Il 20 maggio 1820, con apposito regolamento, il re dettava norme perché venissero regolarmente ripristinati i vari legati di culto e di pietà.
Malgrado questo però, forse per causa di malizia, o di poco accorgimento, o di negligenza, il fine non si otteneva.
Di qui le proteste dei vescovi sulla trascuratezza dei pii legati di culto e di pietà.
Ferdinando II, con atto sovrano del 7 dicembre 1832, stabiliva perciò nuove norme perchè l'osservanza degli obblighi di culto divino, di mantenimento delle chiese, per suffragi e per limosine a carico dell'amministrazione degli ospizi si fosse ottenuta, estendendo l'influenza dei deputati ecclesiastici nelle amministrazioni locali di beneficenza e dando più poteri ai vescovi.
Un'altra notazione storica va fatta per quanto riguarda il problema della sepoltura dei cadaveri che, come si sa, fino alla istituzione dei cimiteri comunali avvenuta ai primi del sec. XIX veniva fatta nelle cripte e sotto i pavimenti delle chiese, o in cimiteri annessi.
Una circolare venne inviata dal Consiglio generale degli Ospizi sotto la data del 31 ottobre 1840, a tutti i Governatori e i Priori delle confraternite religiose di Chieti.
In essa si stabiliva che rimaneva espressamente inibito per effetto de' Sovrani ordini il seppellimento de' cadaveri in qualunque altro siasi luogo non appena fosse stata ultimata la costruzione del cimitero comunale, quello cioè di S. Anna.
Con la stessa circolare si invitavano quindi le congregazioni ad acquistare il diritto di seppellire i cadaveri de' suoi fratelli e sorelle in sito distinto dello stesso camposanto.
Questo diritto, ancora oggi in uso in moltissime città dell'Italia meridionale, non fu mai esercitato a Chieti da nessuna congregazione religiosa.
Infatti nel cimitero di S. Anna, inaugurato il 2 novembre del 1849 con una solenne funzione civile e religiosa alla quale parteciparono anche i Fratelli del Monte dei Morti con l'abito prescritto per le sacre funzioni, non esistono siti distinti con appositi loculi acquistati dalle congregazioni della città.





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